Stati Uniti arrivo…destinazione LA! (parte 1)

Il 16 maggio 2015 era il fatidico giorno x.

Nella città simbolo della California, Los Angeles, mio marito avrebbe mostrato i risultati ottenuti dalle sue ricerche svolte nel corso del suo percorso di dottorato ad una platea composta da professori, ricercatori e studenti.

Qualche giorno prima, come in tutte le altre occasioni che hanno portato a sostanziali cambiamenti nella nostra vita, insieme siamo partiti da Milano alla volta di LA, per trascorre quella che sarebbe stata la nostra prima settimana in territorio americano.

Con il colloquio alle porte, la concentrazione, la preparazione e lo studio facevano da padrone e di certo il jetlag non aiutava. Non c’è stato nemmeno il tempo per distrarsi e pensare di visitare la città.

Il giorno della presentazione è stato molto faticoso, intenso e lungo per entrambi.

Dopo aver discusso dettagliatamente i suoi articoli ed aver risposto alle numerose puntuali domande che gli sono state rivolte, mio marito ha dovuto sostenere un’intervista personale, conoscere e colloquiare con tutti i membri del suo futuro gruppo di lavoro.

Nell’attesa, da turista ed in solitaria, ho girovagato in lungo ed in largo per l’università al fine di esplorarne l’infinità di spazi che mette a disposizione, sempre con il pensiero rivolto a quello che stava succedendo, nella speranza che tutto stesse andando per il meglio.

Come già ci aspettavamo, ovviamente anche al termine di questo colloquio la frase di circostanza con la quale mio marito ed il suo esaminatore si sono congedati è stata “…ti faremo sapere…ci sentiamo presto…”.

Nonostante pensavate di aver risposto prontamente ai quesiti posti dal vostro interlocutore, per dimostrare le vostre competenze, e di aver fatto un’ottima impressione, quante volte vi sarà capitato come a me di non venire più contattati, nemmeno se la scelta finale fosse ricaduta su un altro candidato? Tutto questo facendovi rimanere con il dubbio che il colloquio sia andato male quando invece così non è. Cominciano quindi i giorni nei quali ci si chiede “…li chiamo o non li chiamo…” ed una possibile altra proposta lavorativa ricevuta potrebbe far prendere il coraggio di provarci. Il più delle volte facendolo, ci si rende conto che nessuno vi ha nuovamente rintracciato per invitarvi a sostenere un colloquio più approfondito o discutere l’offerta economica non perché non gli interessavate ma semplicemente per il fatto che, nell’attesa di chiarirsi internamente, si erano “dimenticati” di voi.

Sebbene la frase di rito fosse stata pronunciata, mio marito era soddisfatto di come era andata la presentazione ed era fiducioso che avrebbe ottenuto il posto di lavoro che ha sempre desiderato. Conoscendo le sue capacità, io non potevo che essere della stessa idea.

Prosegue nella seconda parte…