Merry Xmas and Happy New Year!

Mancano ancora pochissimi giorni al Natale e siamo oramai prossimi a festeggiare l’inizio di un nuovo anno. Se guardo indietro nel tempo, solo di un anno, ho dei gradevoli ricordi di come ho trascorso queste due ricorrenze. Mi vedo nella mia città natale seduta ad un tavolo imbandito con alcune delle pietanze tipiche della tradizione veronese/familiare natalizia circondata dai miei genitori, mia sorella e mia nonna. Mi rivedo insieme al mio futuro marito, allo scoccare della mezzanotte, a letteralmente congelare guardando lo spettacolo di fuochi d’artificio proiettato sul lago di Bled in Slovenia.

Non lo nego, ho espresso anch’io qualche desiderio ed abbozzato alcuni buoni auspici per il 2015 ma mai mi sarei immaginata che un paio si esaudisse in così breve tempo.

Il 2015 è stato carico di novità con momenti estremamente piacevoli ed altri particolarmente impegnativi emotivamente parlando. Durante quest’anno sono stata catapultata in un ambiente differente, dal clima prevalentemente primaverile/estivo che di certo rende molto piacevole il soggiorno, anche se lontano da tutti i miei affetti più cari.

Ai più può sembrare una vacanza lunga per godersi una luna di miele che non c’è stato il modo ed il tempo di trascorrere. È una stupenda esperienza, una continua magnifica ricerca di luoghi da visitare/esplorare che si alterna in realtà a momenti di ordinaria routine quotidiana. Un continuum di alti e bassi come l’impossibilità di condividere fisicamente le proprie esperienze, la paura di fallire e di deludere le grandi aspettative che sono state riposte in noi prima della partenza.

Comincio una nuova vita, un nuovo anno, il 2016, con l’anello nuziale al dito, fortemente motivata a non sentirmi smarrita grazie alla consapevolezza del forte legame che unisce me e mio marito, che in questo momento più di tutti rappresenta la mia famiglia e mi è sempre vicino.

Un grazie di cuore a tutti quelli che, in Italia e negli Stati Uniti, in qualsiasi forma, anche consultando e commentando gli articoli/fotografie pubblicate mediante questo blog oppure attraverso la pagina Facebook, ci hanno fino ad ora sostenuto con il loro affetto e ci hanno fatto sentire un po’ meno soli.

Ci mancate veramente tutti!

Rinnovo i miei più cari auguri di Buone Feste.

Continuate a seguirmi,

Federica

Stati Uniti arrivo…destinazione LA! (parte 2)

Il giorno successivo ci siamo concessi un po’ di relax. Vista la mia rinomata passione per i parchi di divertimento abbiamo deciso di passarlo interamente agli Universal Studios. Nel mentre mi divertivo a farmi immortale con i personaggi del film di animazione Cattivissimo me, è arrivata per e-mail la tanto attesa lettera d’impegno dell’università corredata dall’offerta lavorativa/economica.

Elettrizzati ma al tempo stesso spaventati da cosa avrebbe comportato accettare quel contratto, ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito che per entrambi c’era l’intenzione di non farsi sfuggire questa occasione ed eravamo concordi su quale sarebbe stata la decisione finale.

Sfruttando i pochi giorni che ci restavano ancora da trascorrere negli Stati Uniti, senza perdere tempo, l’indomani mio marito si è presentato in ateneo per discutere nel dettaglio quanto proposto, firmare la lettera e tutti quei documenti necessari all’ottenimento del visto e farsi prendere le impronte digitali a fine identificativi. Nel frattempo, come sempre, io lo aspettavo nei pressi dell’università.

L’ho visto uscire con il suo “adorato” zaino carico di documenti (spesso motivo di mie prese in giro nei suoi confronti perché, dal momento in cui glielo ho regalato, non esiste momento in cui non esca senza) dall’edificio nel quale aveva sostenuto il colloquio e avrebbe lavorato. Mi ha abbracciata e mi ha detto “…Fede è fatta…ora ti tocca sposarmi!”.

Dichiarando che ci saremmo sposati, le nostre richieste per il visto sarebbero state processate congiuntamente e saremmo potuti partire insieme.

Quel momento ha fatto scaturire in me un mix di sentimenti contrastanti: la gioia per le magnifiche notizie appena ricevute, per il lavoro che mio marito aveva ottenuto e per il fatto che ci saremmo presto sposati e avremmo potuto finalmente vivere insieme, e allo stesso tempo la malinconia per doversi trasferire lontano dalla propria famiglia e dai propri affetti per almeno un anno. Sul mio viso un sorriso a trentadue denti ed allo stesso tempo gli occhi lucidi per la commozione. Pressoché la stessa reazione che hanno avuto i miei familiari ed i genitori di mio marito quando sono stati informati delle “novità” via Skype.

Da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato repentinamente.

Nell’attesa di ricevere indicazioni sull’approvazione dei nostri visti, non restava quindi che concentrarsi sull’infinità di cose che avremmo dovuto gestire nel pochissimo tempo che ci separava dalla nostra partenza definitiva prevista per il mese di settembre, in primis l’organizzazione del nostro matrimonio.

Sfogliate la mia galleria Flickr per altre foto della mia prima settimana a Los Angeles.

Prosegue nella terza parte con i dettagli del viaggio…

Stati Uniti arrivo…destinazione LA! (parte 1)

Il 16 maggio 2015 era il fatidico giorno x.

Nella città simbolo della California, Los Angeles, mio marito avrebbe mostrato i risultati ottenuti dalle sue ricerche svolte nel corso del suo percorso di dottorato ad una platea composta da professori, ricercatori e studenti.

Qualche giorno prima, come in tutte le altre occasioni che hanno portato a sostanziali cambiamenti nella nostra vita, insieme siamo partiti da Milano alla volta di LA, per trascorre quella che sarebbe stata la nostra prima settimana in territorio americano.

Con il colloquio alle porte, la concentrazione, la preparazione e lo studio facevano da padrone e di certo il jetlag non aiutava. Non c’è stato nemmeno il tempo per distrarsi e pensare di visitare la città.

Il giorno della presentazione è stato molto faticoso, intenso e lungo per entrambi.

Dopo aver discusso dettagliatamente i suoi articoli ed aver risposto alle numerose puntuali domande che gli sono state rivolte, mio marito ha dovuto sostenere un’intervista personale, conoscere e colloquiare con tutti i membri del suo futuro gruppo di lavoro.

Nell’attesa, da turista ed in solitaria, ho girovagato in lungo ed in largo per l’università al fine di esplorarne l’infinità di spazi che mette a disposizione, sempre con il pensiero rivolto a quello che stava succedendo, nella speranza che tutto stesse andando per il meglio.

Come già ci aspettavamo, ovviamente anche al termine di questo colloquio la frase di circostanza con la quale mio marito ed il suo esaminatore si sono congedati è stata “…ti faremo sapere…ci sentiamo presto…”.

Nonostante pensavate di aver risposto prontamente ai quesiti posti dal vostro interlocutore, per dimostrare le vostre competenze, e di aver fatto un’ottima impressione, quante volte vi sarà capitato come a me di non venire più contattati, nemmeno se la scelta finale fosse ricaduta su un altro candidato? Tutto questo facendovi rimanere con il dubbio che il colloquio sia andato male quando invece così non è. Cominciano quindi i giorni nei quali ci si chiede “…li chiamo o non li chiamo…” ed una possibile altra proposta lavorativa ricevuta potrebbe far prendere il coraggio di provarci. Il più delle volte facendolo, ci si rende conto che nessuno vi ha nuovamente rintracciato per invitarvi a sostenere un colloquio più approfondito o discutere l’offerta economica non perché non gli interessavate ma semplicemente per il fatto che, nell’attesa di chiarirsi internamente, si erano “dimenticati” di voi.

Sebbene la frase di rito fosse stata pronunciata, mio marito era soddisfatto di come era andata la presentazione ed era fiducioso che avrebbe ottenuto il posto di lavoro che ha sempre desiderato. Conoscendo le sue capacità, io non potevo che essere della stessa idea.

Prosegue nella seconda parte…

28/11/2015 Osservatorio Griffith e Monte Hollywood

Festeggiato il Giorno del Ringraziamento e superato il Black Friday girando i vari negozi della città secondo la tradizione americana, sfruttando la disponibilità di un’automobile noleggiata per l’occasione, abbiamo deciso di trascorrere un sabato all’aria aperta per visitare l’Osservatorio Griffith e raggiungere a piedi il Monte Hollywood.

In una giornata dal clima decisamente primaverile che per nulla mi ricordava i precedenti novembre passati nella fredda ed umida Verona d’autunno, percorrendo una strada a tornanti immersa nei canyon del Parco Griffith, siamo giunti a poche miglia dall’omonimo Osservatorio.

Nonostante davanti all’Osservatorio sia situato un ampio parcheggio completamente gratuito, la notevole affluenza di turisti locali in occasione della festività appena trascorsa ci ha impedito di usufruire di tale servizio. Abbiamo quindi optato per un posteggio lungo una delle strade che portano all’Osservatorio e camminato fino ad esso.

L’accesso al parco, all’edificio ed ai telescopi è libero. Solamente per la visita del Planetario Samuel Oschin e per assistere agli spettacoli ad esso connessi è richiesto il pagamento di un biglietto d’ingresso.

Dall’esterno dell’Osservatorio si può godere di una fantastica vista panoramica su Los Angeles, da Downtown con i suoi grattacieli, fino all’Oceano Pacifico, e di una visione da lontano della scritta Hollywood. Se volete godere del paesaggio che vi circonda a 360°, integrando la vostra visuale con una veduta sulle città adiacenti a Los Angeles, proseguite la vostra escursione fino a raggiungere la cima del Monte Hollywood.

A partire dall’area di sosta, seguite le direzioni per imboccare il “Mt Hollywood Hiking Trail” e superate la “Berlin Forest”, una piccolo boschetto di pini donati dalla gemellata Berlino in segno di amicizia tra le due città. Mediante un percorso sterrato di poche miglia e alla portata di tutti che, con una leggera pendenza, attraversa il parco Griffith, arriverete infine sulla cima. Lì potete consumare un breve spuntino nell’area pic-nic messa a disposizione e scattare qualche fotografia, come abbiamo fatto io e mio marito.

Per ritornare all’Osservatorio potete scendere per lo stesso cammino percorso all’andata oppure, se avete uno spirito avventuroso e la pendenza non vi fa paura, scegliere uno tra i percorsi scorciatoia secondari.

Grazie alla splendida giornata ho potuto godere dell’eccezionale veduta sulla immensa estensione della città di Los Angeles e sono rimasta particolarmente colpita da quanto le strade siano lunghe e dritte. L’orizzonte mi è sembrato così vicino perché sono riuscita a vedere l’Oceano Pacifico anche se in verità è a più di circa 20 chilometri di distanza.

Non avrei mai immaginato che così vicino al contesto urbano esistesse un luogo quasi incontaminato; decisamente una piacevole sorpresa.

N.B. Per affrontare uno dei tanti percorsi secondari fruibili vi consiglio di indossare calzature adatte all’escursionismo. Lungo i pendii il terreno risulta piuttosto scivoloso e la discesa è spesso ostacolata da rocce.

10 cose da fare prima di partire per gli Stati Uniti (parte 4)

8) CHIAMATE, MESSAGGI E TRAFFICO DATI: se prevedete di effettuare chiamate oppure messaggiare con i vostri amici e parenti in Italia e navigare sul vostro smartphone anche fuori dal vostro alloggio, informatevi sulle offerte per l’estero messe a disposizione dalla vostra compagnia telefonica.

Se come me desiderate utilizzare frequentemente il cellulare per controllare la posta, per chattare in WhatsApp, per consultare le mappe stradali o semplicemente per ottenere informazioni sui luoghi da visitare o in cui mangiare, vi consiglio di attivare le promozioni che offrono il “tutto compreso”.

9) PRESE ELETTRICHE E TRASFORMATORI: negli Stati Uniti sia il tipo di presa che la tensione della corrente sono differenti da quelle italiane: le prese americane sono di tipo lamellare e la corrente è a 110V – 60Hz.

Se volete utilizzare correttamente gli apparecchi elettrici che avete portato con voi in valigia una volta sbarcati negli USA, prima di partire dovete dotarvi di un adattatore di spina che preveda una femmina italiana ed un’uscita maschio americana di tipo lamellare.

presa-lamellare-usa

Inoltre, se i vostri apparati non sono del tipo “multitensione”, vale a dire adatti a funzionare a 100 – 240V, dovete procurarvi anche un trasformatore di corrente. In assenza di quest’ultimo, alcuni apparecchi italiani potrebbero infatti funzionare a potenza ridotta.

10) VALIGIE ED ITINERARIO DI VIAGGIO: ho lasciato questo punto tra gli ultimi dell’elenco in quanto ritengo che si debba procedere a preparare le proprie valigie ed a studiare l’itinerario di viaggio nel momento in cui si ha la certezza di avere tra le mani tutta la documentazione utile all’ingresso negli Stati Uniti. Una volta che ne siete sicuri e magari avete anche riordinato il necessario in un apposito raccoglitore, potete riempire i vostri bagagli a mano e/o da stiva rispettando i vincoli imposti dalla vostra compagnia aerea e programmare giorno per giorno cosa visitare.

N.B. Uno degli incarichi della TSA è quello di svolgere ispezioni su tutte le valigie registrate al check-in appartenenti a passeggeri che si stanno recando negli Stati Uniti oppure che stanno viaggiando in territorio americano mediante voli interni. Se desiderate proteggere i valori contenuti nei vostri bagagli e allo stesso tempo agevolare i controlli da parte della TSA, nel caso in cui ai loro occhi questi risultassero sospetti, provvedete a dotare ogni vostra valigia da stiva di un lucchetto TSA.

Tale lucchetto con combinazione può essere aperto agevolmente dalla TSA grazie ad una chiave passe-partout in loro dotazione, preservando la totale integrità dei vostri bagagli.

lucchetto-tsa

Potete quindi optare per valigie di nuova generazione attualmente in commercio con questo dispositivo di protezione già integrato oppure acquistarli singolarmente ed utilizzarli sui bagagli di cui siete già in possesso.

Pronti per partire?

 

10 cose da fare prima di partire per gli Stati Uniti (parte 3)

6) SISTEMAZIONE PRIMA NOTTE DI SOGGIORNO: l’Ufficio statunitense delle Dogane e della Protezione delle Frontiere richiede alle compagnie di trasporto di fornire loro informazioni in anticipo su tutti i passeggeri provenienti da, diretti a o in transito per gli Stati Uniti (Informazioni Anticipate sui Passeggeri, API). Per tale motivazione il vostro vettore di viaggio vi richiederà di compilare dei moduli con informazioni quali ad esempio i vostri dati anagrafici, quelli relativi al passaporto, al vostro itinerario (ad esempio se viaggiate in aereo, l’aeroporto di partenza e di arrivo o se vi state recando in America solo per transito) e l’indirizzo completo della sistemazione della prima notte di soggiorno negli USA da esibire al check-in.

Provvedete quindi a trovarvi un alloggio almeno per la prima notte, se non pensate di stare da un vostro familiare oppure conoscente residente negli Stati Uniti, non solo per comunicarlo alla vostra compagnia di trasporto ma anche per citarlo in fase di colloquio con un funzionario dell’immigrazione al vostro arrivo. Fornire informazioni incomplete oppure inesatte sulla vostra sistemazione potrebbe insospettire l’incaricato dell’immigrazione circa la natura della vostra permanenza nel Paese e comprometterne l’ingresso.

7) PRENOTAZIONE/GESTIONE DEL VOLO: le compagnie aeree aderiscono al programma governativo degli Stati Uniti promosso dall’Ente per la Sicurezza dei Trasporti (Transportation Security Administration, TSA), Secure Flight.

Durante la prenotazione oppure gestione del vostro volo dovrete indicare, oltre alle informazioni sopra descritte, anche il vostro nome completo (scritto esattamente come riportato sul passaporto), il sesso, la vostra data di nascita ed il Redress Number ricevuto dalle autorità statunitensi.

La prima volta che ho incontrato questo termine ho provato a cercarne la corrispondente traduzione in italiano, senza però avere alcun risultato. Poi, digitandolo sui motori di ricerca ne ho scoperto il vero significato. Penso che solo chi ne sia realmente in possesso sia in grado di completare all’istante il form con i dati richiesti. In tutti gli altri casi, se come me prima della prenotazione del volo non avevate mai sentito parlare di Redress Number, lasciate il campo vuoto.

Il Redress Number è un codice composto da 7 cifre consegnato ai passeggeri risultati idonei al viaggio in precedenti imbarchi su voli da e per gli Stati Uniti, dopo ulteriori accertamenti eseguiti dalla TSA a causa di omonimia con altri nominativi presenti nelle loro watchlist. Tale numero eviterà ai viaggiatori di incorrere nella stessa situazione durante futuri spostamenti a partire da oppure verso gli USA.

Il dissenso da parte di un passeggero a fornire tali dati alla compagnia scelta per il suo trasferimento, comporterebbe conseguentemente l’impossibilità per lo stesso di viaggiare da/per e all’interno degli Stati Uniti d’America oppure di sorvolare lo spazio aereo americano per raggiungere altri Paesi.

Prosegue dal punto 8) nella quarta parte…

10 cose da fare prima di partire per gli Stati Uniti (parte 2)

3) ASSICURAZIONE SANITARIA: negli Stati Uniti non è prevista alcuna forma di tutela da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ed è esclusa anche la copertura delle prestazioni di pronto soccorso. N.B. La TEAM è utilizzabile solamente negli stati membri dell’Unione Europea e dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA).

Per i turisti non è obbligatorio, dal punto di vista legale, stipulare un’assicurazione per essere ammessi negli Stati Uniti, è però raccomandato.

Sul web ho letto molti articoli di persone che sono state scottate tristemente dalla costosa organizzazione sanitaria americana. Ingenuamente avevano pensato che all’estero nulla gli sarebbe successo e quindi, per ridurre il budget da destinare al loro soggiorno, avevano deciso proprio di risparmiare sull’assicurazione.

Talvolta, vi potreste trovare ad affrontare qualcosa che non avreste mai immaginato vi potesse succedere. Fa parte della nostra vita. 

Sono la prima a testimoniarlo. Durante i miei viaggi all’estero, in più circostanze, mi sono dovuta affidare a strutture ospedaliere pubbliche/private per essere ricoverata oppure per ricevere cure mediche non preventivate.

Fatelo per voi stessi e per la vostra salute. Vi raccomando caldamente di non rinunciare mai a stipulare un’assicurazione sanitaria privata individuale, con massimale illimitato, relativo al pagamento diretto di spese mediche, ospedaliere e chirurgiche per tutta la durata del vostro soggiorno temporaneo negli Stati Uniti. Se dovete risparmiare, piuttosto fatelo su altro.

Durante le mie navigazioni sul web mi è saltato all’occhio questo sito dove potete trovare alcune sezioni dedicate alla scelta dell’assicurazione per viaggi in USA, al confronto tra quelle proposte sul mercato italiano e a quali costi potreste dover sostenere ad esempio per una slogatura oppure per una frattura.

4) PATENTE INTERNAZIONALE: se pensate di noleggiare un auto dovete tenere presente che dalla east alla west coast statunitense il riconoscimento dei documenti di guida rilasciati in Italia non è uniforme, in quanto demandato alla legislazione dei singoli Stati.

A riguardo, ho trovato particolarmente utile l’ultima versione (datata Maggio 2015) del prospetto riepilogativo dei documenti accettati per la guida nei vari Stati americani, pubblicata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nell’allegato vengono messe in luce tutte le condizioni e limitazioni previste localmente. Particolare attenzione viene posta sulla durata della validità della patente italiana e sull’obbligatorietà di esibirla congiuntamente a quella internazionale, affidando tuttavia ai singoli la facoltà di acquisire, prima di partire, ulteriori informazioni, consultando i siti delle autorità locali competenti in materia.

Aderendo alla convenzione di Ginevra del 1949, gli Stati Uniti riconoscono valide unicamente le patenti internazionali conformi al modello “Ginevra 1949”. Tali patenti hanno una validità di 1 anno dal giorno di rilascio, nei limiti della durata della patente nazionale, e sono rilasciate dalla Motorizzazione Civile.

5) METODI DI PAGAMENTO: fuori dall’Italia e soprattutto quando si tenta di prelevare denaro contante oppure di pagare, non c’è cosa più spiacevole di scoprire che i bancomat oppure le carte di credito di cui si è in possesso non funzionano oppure sentirsi dire che non possono essere accettate.

Prima di recarvi negli Stati Uniti informatevi presso la vostra banca oppure mediante il web circa l’operatività estera dei vostri metodi di pagamento, se è necessario abilitarla e a quanto ammontano le commissioni/massimali sui prelievi e sui pagamenti.

Se invece siete degli affezionati del denaro contante, vi consiglio di rivolgervi alla vostra banca per il cambio di un determinato importo, che potete liberamente stabilire, da euro in dollari statunitensi. Ricordatevi di inoltrare tale richiesta con largo anticipo in modo di disporre di quanto avete bisogno prima dell’inizio del vostro viaggio.

N.B. Per nucleo familiare è possibile portare in America importi fino a 10.000 dollari o una cifra equivalente in euro senza dichiararli alla dogana.

Prosegue dal punto 6) nella terza parte…

10 cose da fare prima di partire per gli Stati Uniti (parte 1)

Se state pianificando oppure organizzando autonomamente un viaggio di piacere/affari in America per il quale non è richiesta l’emissione di un visto (a meno che non diventi un requisito, per via della natura del vostro passaporto), vi accorgerete presto che quello a cui dovrete porre la dovuta attenzione è molto più articolato ed esteso rispetto a viaggiare in Europa.

Oltre a scegliere e programmare la vostra modalità di trasferimento, dovrete considerare accuratamente la validità dei documenti, dei metodi di pagamento e degli strumenti in vostro possesso nello Stato in cui vi state recando. Scordatevi di mostrare la vostra carta d’identità per superare i controlli aeroportuali oppure la vostra Tessera Europea di Assicurazione Malattia (TEAM) per ricevere adeguate cure mediche. Ricordatevi di controllare la vostra patente e di disporre di bancomat/carte di credito fruibili negli Stati Uniti e di adattatori di corrente atti a permettervi di utilizzare i vostri apparecchi elettronici portati dall’Italia.

Sopra, ho citato solo alcuni esempi di aspetti organizzativi/burocratici da tenere in considerazione prima di recarsi negli USA. Tenendo conto della mia esperienza, ho deciso quindi di raccoglierne 10 in una personale to-do list. Per alcuni punti vi invito a continuare a seguire i miei prossimi articoli per una descrizione più esaustiva.

1) PASSAPORTO: per entrare in territorio americano è obbligatorio essere in possesso di passaporto italiano non scaduto e con una validità residua di almeno 6 mesi dopo la fine del viaggio (data di partenza dagli Stati Uniti). Per alcuni paesi, tra cui l’Italia, il passaporto viene considerato automaticamente rinnovato per ulteriori sei mesi.

N.B. Da giugno del 2014, il pagamento del bollo annuale per circolare nei Paesi extra UE è stato abolito.

2) PROGRAMMA “VIAGGIO SENZA VISTO” ED ESTAl’Italia aderisce al “Programma Viaggio senza Visto” (Visa Waiver Program, VWP) che consente ai cittadini o residenti legali di un paese idoneo al VWP, detentori di un passaporto valido emesso da un Paese partecipante al Programma e non in possesso di un visto (VISA) per visitatori, di recarsi negli Stati Uniti per turismo/affari oppure solo per transito per un periodo non superiore ai 90 giorni senza dover ottenere il visto, qualora abbiano tutti i requisiti necessari per essere ammessi al Programma stesso.

A riguardo, ho trovato molto interessante il seguente link dove, rispondendo in successione alle quattro domande poste sulla nazionalità, sulla motivazione e durata del viaggio e sul passaporto, si viene guidati nel comprendere se si è in possesso o meno dei requisiti che permettono di beneficiare del Programma.

Se tutti i requisiti richiesti vengono soddisfatti e si decide di varcare gli Stati Uniti via mare oppure attraverso via aerea, non resta che ottenere obbligatoriamente un’autorizzazione ESTA (Electronic System for Travel Authorization). L’ESTA non è necessaria se l’accesso avviene via terra.

Prosegue dal punto 3) nella seconda parte…

Tutto iniziò così…

Ho sempre pensato che nella ricerca di un lavoro le conoscenze giochino un ruolo importante ma non predominante. Allo stesso tempo, mi sono sempre detta che porre un curriculum di rilievo all’attenzione di un’azienda/ente/persona fisica dovrebbe essere un punto chiave per ottenere un colloquio ed avere quindi la possibilità di farsi conoscere, discutere le proprie capacità ed entrare nella cerchia degli eleggibili ad assumere la posizione ricercata.

Talvolta, basta solo questo; inviare un ottimo CV via e-mail oppure attraverso il web per essere successivamente contattati. In altri casi, vista la situazione del mercato del lavoro in Italia per cui la domanda è sempre superiore all’offerta, ci si può ritenere fortunati se questo non viene cestinato prima ancora di essere revisionato e se si riceve una risposta automatica di corretta ricezione dello stesso.

Quando oramai tutto sembra crollarti sotto i piedi, il testimone passa quindi alle cosiddette preziose “conoscenze”. Spesso però chi credi possa aiutarti e speri possa offrirti qualche opportunità per inserirti nel mondo lavorativo, dopo innumerevoli promesse non mantenute e delusioni, ti sbatte gentilmente la porta in faccia e ti abbandona al tuo destino.

Anche mio marito sfortunatamente è stato coinvolto in questo vortice amaro. Laureato con il massimo dei voti in Italia, rientrato nell’attesa di discutere la tesi del suo dottorato all’estero, con la speranza di potersi inserire presto nel mondo della ricerca e intraprendere un progetto di vita insieme ed accanto a me, dopo anni di relazione a distanza, è stato costretto a scontrarsi con la dura realtà lavorativa italiana.

Solo la forza dell’affetto e della provvidenza familiare ed il passaparola con persone di cuore che, nel limite delle loro possibilità e contatti, con qualsiasi mezzo a loro disposizione, vogliono aiutarti, mio marito è riuscito a risollevarsi ed ad ottenere presto quello per cui aveva studiato duramente, sacrificando talora parte della sua vita.

Il suo CV e le sue pubblicazioni scientifiche inoltrate all’attenzione di persone che sanno valutare veramente ciascun candidato per le sue capacità e conoscenze, un colloquio via Skype, un feedback positivo ricevuto da tutti i referenti che lui aveva nominato e un botta e risposta durato mesi via mail con chi è stato incaricato alla selezione hanno fatto in modo di assicurargli una presentazione del lavoro svolto durante il suo dottorato e la possibilità di essere assunto come ricercatore in ambito accademico negli Stati Uniti.

In evidenza

Benvenuti nel mio blog!

mi presento, sono Federica.

Dopo essermi trasferita insieme a mio marito in America, ho deciso di aprire questo blog con il modesto intento di condividerne i contenuti con l’esteso “popolo del web”: tutti coloro i quali hanno sempre sostenuto la nostra scelta, affinché possano seguire passo per passo l’intero cammino che stiamo percorrendo, anche a distanza, e chi ha programmato di emigrare presto in America oppure vi si è trasferito solo da pochi mesi ed è alla ricerca di risposte su come affrontare le difficoltà burocratiche/logistiche che man mano si presenteranno.

Tenendo presente che per ogni argomento che tratto quanto pubblicato si basa sulle mie esperienze personali e sul contesto nazionale in cui attualmente abito, vi invito a mettere a disposizione della community anche le vostre, se non concordi oppure integrative rispetto alle mie.

Per completezza, ho ritenuto opportuno riportare le risorse economiche impiegate per soddisfare ciascuna pratica amministrativa americana affinché non possiate cadere dalle nuvole quando presto vi renderete conto che i vostri risparmi cominceranno ad erodersi e solo un sostenuto contributo finanziario potrà adeguatamente supportarvi.

Se gradite i miei post vi invito cortesemente a partecipare attivamente ed a commentare.

Potete inoltre contattarmi, in forma privata, al mio indirizzo mail federica.agostaus at gmail.com e pormi tutte le domande che desiderate. Sarà mia cura rispondervi al più presto.

Buona lettura,

Federica